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I brevetti

Nella difficoltà nell'individuare un brevetto che riguardasse un elemento così elementare quale la collina artificiale, ho approfondito le caratteristiche del centro direzionale "La Forgiatura", nella periferia nord- ovest di Milano; il centro, situato nella periferia nord- ovest della città, risulta integrato con la vegetazione in maniera ottimale: la posa del verde è stata eseguita su una superficie complessiva di 4300 mq, pari a oltre un terzo della superficie totale del cantiere. In particolare oltre 1400 mq sono stati realizzati con il sistema Perliroof di Perlite Italiana Srl, applicato  in parte con il nuovo sistema brevettato Growmat, studiato appositamente per coperture a bassa manutenzione e ridotte necessità irrigue. 



Il brevetto


Il brevetto applicato ad un tetto



La tecnologia Perliroof estensiva si basa sull’impiego dei materassini geotessili cannettati Growmat, contenenti varie tipologie di substrati a base di perlite espansa, con integrata una stuoia armata di fibre di cocco. Sui materassini Growmat possono essere posizionate direttamente le specie vegetali prescelte e successivamente uno strato minimo di ghiaia. Il sistema finito è particolarmente veloce e semplice da applicare, ha limitato fabbisogno irriguo e necessita di ridotta manutenzione.
I materassini Growmat, prodotti in spessori da 5 a 20 cm in base alle specie vegetali adottate e del contesto climatico, diffondono l’umidità in maniera omogenea garantendo al verde un aspetto uniforme, assicurano migliore sostenibilità idrica riducendo le necessità d’irrigazione, risultano leggeri e facili da posare anche su superfici in forte pendenza. La perlite espansa contenuta nei materassini presenta eccezionali caratteristiche chimico-fisiche: inerzia chimica e stabilità nel tempo, elevata capacità di accumulo idrico, alta ossigenazione, alto potere drenante e filtrante, termoisolamento ed incombustibilità. 

Parliamo quindi di un sistema che, pur essendo in questo caso applicato indirettamente alla collina artificiale (è impiegato nella copertura dell'edificio costruito su di essa), ha potenziali di impiego anche sulla collina stessa, nel caso essa dovesse avere delle particolarità tali da necessitare di un sistema di copertura vegetale all'avanguardia.

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Le narrazioni

In che contesto si può parlare di colline artificiali?  Se ne legge in articoli di architettura se un progetto di pianificazione ambientale prevede un parco che implichi un'alterazione del suolo. Se ne possono trovare anche informazioni in un articolo di quotidiano, o in un settimanale di cultura generale. Se si parla di tumuli, ne parleranno i libri di storia, se una collina di rifiuti gli articoli di cronaca.  Grandi attrazioni, quale il Teufelsberg di Berlino, possono essere segnalate in blog di viaggi.

Gli elementi, le forme e i materiali sostitutivi

Gli elementi che costituiscono le colline artificiali non sono troppo diversi da quelli che compongono le colline in natura; le colline, che per essere definite tali, devono essere alte al massimo 600 metri, possono formarsi per erosione delle montagne, per accumulo di detriti, per corrugamento della crosta terrestre, o per pressione del magma.  Quelle che vengono costruite dall'uomo somigliano maggiormente a quelle nate per accumulo di detriti:  "montagne" di terra, sassi, macerie, scarti, rifiuti accumulati per mezzo di escavatori;  dossi che il tempo, o l'uomo stesso, provvede a coprire di vegetazione.

I numeri

Normalmente una collina, per essere definita tale, deve avere un'altezza massima di 600 m s.l.m. Dentro Milano esiste una collina artificiale, il Monte Stella, formata con i detriti della Seconda Guerra Mondiale, la cui altezza è pari a 170 m. La già citata Teufelsberg a Berlino nasce da circa 75 milioni di metri cubi di macerie causate dal conflitto. 25 milioni sono stati utilizzati per costruire altri due promontori nei dintorni di Berlino.